Origine del termine “gaslighting”

Il termine gaslighting deriva dal thriller teatrale “Gas Light” di Patrick Hamilton del 1938, dal quale fu tratto il film “Angoscia (Gaslight)” del 1944. La parola è definita dall’Oxford Dictionary come:

“la manipolazione di qualcuno attraverso mezzi psicologici fino a farlo dubitare della propria sanità mentale”.

Il termine ha preso piede grazie alla popolarità del dramma, che è stato adattato più volte per il cinema, la radio e la televisione, influenzando numerose trame di opere successive.

Il concetto di base è: una persona manipola un’altra, inducendola a dubitare della propria memoria, percezione della realtà e, in ultima analisi, della propria sanità mentale.

Cos’è il gaslighting

Il gaslighting è una forma di abuso psicologico. La vittima viene sistematicamente ingannata attraverso informazioni false, portandola a mettere in dubbio ciò che sa essere vero, specialmente riguardo a se stessa.

Alcuni esempi di queste manipolazioni includono:

  • Negare eventi accaduti (anche abusi verbali o fisici)
  • Spostare oggetti e dire che la vittima ha immaginato tutto
  • Minimizzare o ignorare ciò che la vittima ricorda
  • Creare confusione e insicurezza, minando la fiducia in se stessi

Con il tempo, queste manipolazioni diventano sempre più complesse e difficili da riconoscere per la vittima, aumentando la sua dipendenza dall’abusante.

Il dramma originale “Gas Light”

  • Ambientato nella Londra del 1880, segue la vita di Jack e Bella Manningham, una coppia dell’alta borghesia.
  • Jack è spesso assente senza spiegazioni; Bella nota strani fenomeni, come i gas-lamp che si affievoliscono.
  • Jack manipola questi eventi per convincere Bella che stia impazzendo.

Questo dramma ha praticamente creato il “manuale” del gaslighting: falsità sistematica, manipolazione psicologica e controllo della realtà percepita dalla vittima.

Diffusione nella cultura e nella legge

  • Anche se il termine è entrato nel linguaggio comune solo recentemente, è stato studiato accademicamente già da decenni.
  • Il suo uso è aumentato negli anni 2010 grazie alla maggiore attenzione verso la salute mentale.
  • In UK, il gaslighting è stato incluso nelle leggi sul domestic violence nel 2015.

Gaslighting tra i giovani e la salute mentale

Negli ultimi anni, mentre le conversazioni sulla salute mentale hanno guadagnato terreno, il gaslighting è emerso come una realtà concreta, quasi tangibile, nella vita dei giovani. Non è solo un concetto accademico o una parola da dizionario: è una tattica subdola, un’ombra psicologica che distorce la realtà, instilla dubbi e crea confusione nella mente della vittima. Film, serie TV e reality show ne hanno reso l’immagine ancora più vicina a chiunque viva esperienze relazionali complesse.

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Anche se l’origine del termine proviene dal dramma del 1938 Angel Street, il fenomeno è universale: l’abusante plasma la realtà, modellandola a proprio vantaggio, fino a far dubitare la vittima di ciò che sa essere vero. Capire il gaslighting – la definizione, gli esempi, i segnali – non è solo un’informazione intellettuale: è una questione di sopravvivenza psicologica.

Contesti in cui si manifesta

Il gaslighting non ha confini.

  • Relazioni romantiche: la manipolazione emozionale è spesso più evidente, con colpevolizzazioni sottili, negazioni e distorsioni della realtà.
  • Famiglia: può essere invisibile, radicato in dinamiche di controllo e aspettative irrealistiche.
  • Posto di lavoro: prende forme diverse: delegittimazione delle competenze, attribuzione di colpe inesistenti, appropriazione di meriti altrui. Qui assume anche dimensioni di gaslighting razziale o di genere, dove le esperienze dei più vulnerabili vengono minimizzate o negate.

Le vittime spesso sviluppano sintomi concreti: bassa autostima, confusione, isolamento. La mente si frantuma lentamente sotto il peso del dubbio costante: ansia, depressione, pensieri suicidi possono diventare una realtà quotidiana.

Riconoscere i segnali

Capire che si è vittima di gaslighting non è facile: l’abusante costruisce un labirinto di bugie, distorsioni e minimizzazioni. Alcuni segnali tipici:

  1. Negare eventi che la vittima ha visto o ricordato.
  2. Mentire apertamente e rifiutarsi di ammettere la menzogna.
  3. Diffondere pettegolezzi o far sembrare che altri stiano parlando male della vittima.
  4. Cambiare soggetto o ignorare i confronti.
  5. Dire che la vittima “esagera” quando contesta un comportamento abusivo.
  6. Scaricare la responsabilità sugli altri, trasformando la vittima in colpevole.
  7. Usare parole d’affetto che contraddicono i propri gesti.
  8. Minimizzare i comportamenti nocivi con frasi come “Era solo uno scherzo”.
  9. Isolare la vittima da amici e familiari che potrebbero riconoscere l’abuso.

Gli esperti identificano cinque categorie di gaslighting: menzogna palese, coercizione, capro espiatorio, messa in discussione della realtà, banalizzazione. Ognuna serve a destabilizzare la vittima, a frammentare la sua percezione della realtà.

Gaslighting sul lavoro

Nel contesto professionale, il gaslighting può essere altrettanto devastante. Un supervisore o un collega può delegittimare, manipolare o deviare la responsabilità di errori gravi, causando alla vittima una sensazione di incompetenza o confusione.

Un caso specifico è il “whistle-blower gaslighting”, dove chi denuncia comportamenti scorretti viene fatto sentire paranoico o esagerato, mettendo a rischio la propria carriera e la salute mentale.

Le forme legate a razza e genere sono particolarmente subdole: i lavoratori marginalizzati o le donne che denunciano violenza o discriminazioni vengono spesso invalidate. Come sottolinea la ricerca di Paige L. Sweet, il gaslighting prospera laddove esistono disuguaglianze di potere sociali, economiche e politiche.

Quando una persona manipola un’altra fino a farle dubitare della propria percezione, non si tratta solo di un inganno intellettuale: è un attacco alla comunità emotiva tra due individui.
L’essere umano è un essere sociale: la sua mente si costruisce nell’incontro e nella fiducia con gli altri. Se questa fiducia viene tradita, l’individuo perde la bussola interiore che lo orienta nel mondo.

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Macchina predittiva manomessa: il manipolatore cerca superiorità

Il cervello, secondo uno studio pubblicato su Personality and Social Psychology Review, prevede ciò che accadrà sulla base delle esperienze passate. Ad esempio, Adler avrebbe detto che l’essere umano vive con una “finzione guida”, una storia interiore che dà senso alla realtà e orienta le sue azioni.
Quando amiamo qualcuno, questa finzione si costruisce sulla fiducia: “Se mi vuole bene, non mi farà del male.”
Il manipolatore – il “gaslighter” – rompe questa finzione, introduce il dubbio e forza la vittima a riscrivere la propria storia in base al suo punto di vista. È come se le dicesse: “Tu non capisci il mondo, lascia che te lo spieghi io.”

In altri termini, il manipolatore cerca superiorità, ma non quella creativa e sociale: è una superiorità nevrotica, ottenuta distruggendo il senso di realtà e di valore dell’altro.

Esempio di dinamica relazionale: Anna e Marco

Quando Marco nega l’evidenza e accusa Anna di essere “pazza”, egli non cerca la verità, ma il controllo.

Adler avrebbe visto qui un chiaro caso di complesso di inferiorità mascherato: Marco, incapace di affrontare il proprio comportamento in modo adulto, costruisce un sistema di potere psicologico in cui deve avere ragione.

Anna, al contrario, entra in un circolo di auto-sfiducia: perde il coraggio di usare il proprio giudizio e comincia a sentirsi “sbagliata”. È il momento in cui la sua auto-valutazione sociale viene manipolata.

Come uscire dalla relazione tossica con un gaslighter

Per Adler, la guarigione passa sempre attraverso la riattivazione del sentimento sociale – cioè la capacità di sentirsi parte di una comunità di esseri umani affidabili e cooperativi.
Chi è vittima di gaslighting deve ritrovare:

  • il coraggio di percepire, cioè fidarsi di nuovo dei propri sensi e pensieri;
  • il coraggio di essere imperfetta, accettando che dubitare non significa essere folli;
  • il coraggio di chiedere aiuto, perché solo nel contatto con altri cuori sinceri può ricostruire il proprio senso di realtà.

Come reagire e guarire

Riconoscere il gaslighting è il primo passo per riprendere il controllo. Strategie pratiche includono:

  • Cercare sostegno da amici fidati o familiari.
  • Concentrarsi sulle azioni, non solo sulle parole dell’abusante.
  • Ricordare che l’abuso non è colpa della vittima.
  • Terapia, gruppi di supporto e istituzioni dedicate (come il Newport Institute) possono aiutare a ricostruire autostima e fiducia.

Il processo di guarigione significa riconnettersi con la propria mente, il proprio giudizio e la propria saggezza interiore, dopo aver vissuto esperienze che sembrano aver cancellato ogni certezza.

Come difendersi dal gaslighting?

  1. Riconosci la tua realtà interiore
    La prima difesa è tornare in contatto con se stessi. Il gaslighting cerca di farti dubitare di ciò che senti, ricordi e percepisci. Fermati un momento: respira, osserva i tuoi pensieri e sentimenti senza giudicarli. La tua percezione ha valore. Non lasciare che nessuno la cancelli.
  2. Coltiva la consapevolezza emotiva
    Prendi nota dei tuoi stati d’animo e delle tue reazioni. Quando qualcuno cerca di manipolarti, il corpo e l’anima lo percepiscono. Ascolta quel disagio, è un segnale di verità interiore. Scrivere un diario emotivo o verbalizzare a voce alta ciò che accade aiuta a rafforzare il tuo senso di realtà.
  3. Distingui tra parole e azioni
    Il gaslighter usa le parole per confonderti. Ciò che conta è l’azione concreta, non la narrativa che ti propongono. Se qualcuno dice una cosa ma ne fa un’altra, il tuo focus deve essere sulla coerenza reale, non sulle scuse o giustificazioni. Questo ti radica nella realtà.
  4. Mantieni i tuoi confini
    La protezione dal gaslighting passa anche dai confini chiari e gentili. Lo psicologo Raffaele Morelli parla spesso di “non permettere agli altri di abitare il tuo spazio interno”. Se una persona cerca di farti dubitare di te stesso, puoi rispondere con calma, senza aggredire, ma dichiarando i tuoi limiti:

“Capisco il tuo punto di vista, ma io sento diversamente e voglio rispettare ciò che percepisco.”

  1. Coltiva il supporto esterno
    Non isolarti e ricorda che l’essere umano cresce nella relazione autentica. Condividere ciò che vivi con amici fidati, familiari o terapeuti ti aiuta a verificare la tua percezione della realtà e a sentirti meno vulnerabile alle manipolazioni.
  2. Rafforza l’autostima attraverso la gentilezza verso te stesso
    Il gaslighting mina la fiducia in sé. Metti in atto pratiche quotidiane di auto-rinforzo e cura di sé: meditazione, piccoli gesti di amore verso te stesso, riconoscere le tue qualità e successi. Ricordati: tu sei il testimone più affidabile della tua vita.
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Come rispondere al gaslighting?

  • Calma e centratura: prima di rispondere, respira e senti il tuo corpo. Non reagire emotivamente alla provocazione.
  • Riconoscimento del fatto: senza accusare, puoi semplicemente enunciare la tua verità:

Quello che ricordo è diverso da come lo descrivi. Voglio fidarmi di ciò che sento.

  • Distacco gentile: non è necessario avere ragione o convincere l’altro. Mantieni la tua mente e il tuo cuore liberi, proteggendo la tua realtà interiore.
  • Azione concreta: se il comportamento persiste e danneggia, agisci sui fatti: prendi note, stabilisci limiti, cerca sostegno esterno. La risposta non è solo verbale, ma organica e consapevole.

In breve, il gaslighting non è solo una manipolazione cognitiva: è un fallimento della cooperazione umana.

Il manipolatore agisce da una posizione di paura e inferiorità, distruggendo il legame sociale per sentirsi forte.
La vittima guarisce solo quando riscopre la forza che nasce non dal dominio, ma dalla reciproca fiducia e dal senso di appartenenza.

(Fonti consultate: https://www.bbc.co.uk; newportinstitute.com)
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