Il Signor U. e il dilemma del bicchiere
Il signor U. era un uomo preciso, misurato, e incline a farsi domande sbagliate con metodo scientifico.
Quando gli presentarono il classico esperimento del bicchiere – uno, esattamente a metà della sua capacità, riempito d’acqua – egli si fermò, rifletté e disse:
«Il problema non è se è mezzo pieno o mezzo vuoto.
Il problema è: perché mai questo bicchiere è il doppio di quel che serve?»
La frase suscitò turbamento tra gli Ottimisti (che lo accusarono di sabotare la speranza), e tra i Pessimisti (che lo trovarono troppo evasivo).
Perfino i Neutrali, che di solito evitano ogni posizione, si sentirono irritati dalla sua osservazione.
Ma il signor U. non si scompose.
Iniziò a vivere secondo questa nuova filosofia del “bicchiere sproporzionato”.
Quando riceveva una promozione, diceva:
«Non è troppo poco il riconoscimento. È troppo grande l’aspettativa.»
Quando perdeva il treno, rifletteva:
«Non sono in ritardo. È il tempo che ha un contenitore mal progettato.»
E quando si innamorò – cosa che avvenne solo una volta, in una stazione dove vendono più addii che biglietti – la donna gli chiese:
«Mi ami almeno a metà?»
Lui rispose:
«Ti amo in un contenitore che non saprà mai contenere quello che sento.»
Lei se ne andò. Forse per cercare un bicchiere adatto.
Lui restò.
Continuando a vivere a metà, con la lucidità di chi ha capito che spesso ciò che chiamiamo mancanza è solo abbondanza mal calibrata.
Morale della storia
Nella vita ci stanno quelli che guardano il bicchiere e dicono:
«Ah, è mezzo pieno!»
E allora sono contenti, ottimisti, dicono: «Va tutto bene, potrebbe andare peggio!»
Poi ci stanno quelli che guardano lo stesso bicchiere e dicono:
«È mezzo vuoto.»
E allora si rattristano, si fanno venire la malinconia, e cominciano a pensare a tutte le cose che mancano.
Ma poi arrivi tu, e dici:
«Scusate, ma a me pare che ‘sto bicchiere è troppo grande proprio.»
E già qua ti sei guadagnato il rispetto del filosofo.
Perché la verità – e questo lo dicevano pure gli antichi greci, che non erano scemi –
non sta tanto in quello che c’è o non c’è nel bicchiere,
ma in quanto noi pretendiamo che ci sia.
A volte la vita ci dà metà. Ma noi vogliamo il doppio.
E allora ci sentiamo fregati. Ma forse, il problema non è la vita. È il bicchiere.
Magari basterebbe prendere un bicchiere più piccolo, e lo troveremmo pieno.
O, meglio ancora, berlo e basta, e non pensarci troppo.
Perché alla fine, come diceva sempre mia zia Concetta:
«Chi si guarda troppo il bicchiere, si scorda di bere.»
Allora, che cos’è il bicchiere?
Dipende da come lo guardi. Ma proviamo a stringere.
1. Il bicchiere è la misura delle tue aspettative.
Non è importante quanta acqua c’è, ma quanta te ne aspettavi.
Se hai un bicchiere enorme, anche pieno a metà ti sembrerà povero.
Se hai un bicchierino piccolo, anche una goccia può bastare.
- Morale? A volte non ci manca la felicità: ci manca un contenitore più onesto.
2. Il bicchiere è la forma che dai alla realtà.
La vita è come l’acqua: prende la forma del contenitore.
Il bicchiere è il modo in cui tu decidi di definire, misurare, incasellare le cose.
- Se lo cambi, cambia anche ciò che vedi.
3. Il bicchiere è il tuo modo di pensare.
Ottimista, pessimista, cinico, ironico, pratico, poeta…
È tutto nel bicchiere: la struttura mentale con cui interpreti la realtà.
- Quando dici “è troppo grande”, stai dicendo:
“Il problema non è nel mondo, ma nella lente con cui lo guardo.”
Ecco perché chi vede il bicchiere troppo grande è, in fondo, un filosofo:
uno che non si accontenta delle etichette “pieno” o “vuoto”, ma si chiede:
- “Aspetta… ma chi ha deciso quanto doveva contenere?”
