Il pregiudizio si forma per una combinazione di fattori psicologici, sociali e culturali. Le principali ragioni sono:
- Semplificazione della realtà: la mente umana tende a semplificare la realtà per renderla più gestibile. Questo processo spesso porta alla formazione di stereotipi, ossia credenze generalizzate su un gruppo di persone, che possono sfociare in pregiudizi. Semplificare e categorizzare le informazioni aiuta a risparmiare energia mentale, ma può anche portare a giudizi imprecisi o ingiusti.
- Influenza sociale e culturale: crescere in un determinato contesto culturale o sociale può influenzare le nostre credenze e atteggiamenti verso altri gruppi. Le norme sociali, l’educazione, i media e la famiglia possono trasmettere pregiudizi che vengono interiorizzati fin dalla giovane età.
- Esperienze personali: un’esperienza negativa con un individuo di un particolare gruppo può portare a generalizzazioni su tutto il gruppo. Questo meccanismo è noto come “attribuzione erronea” e può rafforzare i pregiudizi.
- Paura dell’ignoto: il pregiudizio può nascere dalla paura o dall’incertezza verso ciò che è diverso o sconosciuto. Le persone possono sviluppare atteggiamenti negativi verso gruppi che percepiscono come minacciosi o diversi dai propri standard.
- Autostima e identità di gruppo: gli individui possono sviluppare pregiudizi per rafforzare la propria autostima o l’identità del proprio gruppo. Valorizzare il proprio gruppo e svalutare gli altri può creare un senso di superiorità e coesione interna.
- Rafforzamento sociale: i pregiudizi possono essere rafforzati dall’approvazione o dall’accettazione sociale. Se una persona vede che i suoi pregiudizi sono condivisi e approvati da altri, sarà più incline a mantenere e rafforzare quelle credenze.
Riassumendo, possiamo dire che il pregiudizio si crea attraverso un complesso intreccio di processi cognitivi, influenze sociali e esperienze personali. Combattere i pregiudizi richiede educazione, consapevolezza del problema e l’esposizione a diverse prospettive e culture.
Memoria e pregiudizi
Un nuovo studio dimostra che le nostre preferenze creano “filtri” nella memoria che ci fanno ricordare e integrare ciò che gradiamo e ci fanno scartare quello che non ci piace.
La memoria è un fenomeno straordinariamente complesso, che va oltre il semplice “archiviare” informazioni nella nostra mente, come se fosse un archivio. Immagina la memoria come una rete dinamica e interattiva, in cui ogni esperienza, ogni persona e ogni evento che incontriamo non si limita a essere immagazzinato singolarmente, ma viene collegato ad altri ricordi e informazioni.
Questo processo di connessione è essenziale non solo per ricordare il passato, ma anche per apprendere e sviluppare nuove conoscenze.
Che cos’è un pregiudizio?
Il pregiudizio (vedi anche il significato del termine, sinonimi e contrari qui) è un’opinione o un giudizio preconcepito su una persona, un gruppo, o una situazione, che non si basa su un’esperienza diretta o su informazioni oggettive. Il pregiudizio è influenzato da stereotipi, credenze culturali o sociali, e può portare a comportamenti discriminatori. Si tratta di un atteggiamento negativo o positivo verso qualcosa o qualcuno, che viene formato senza una conoscenza approfondita o una giustificazione ragionevole.
Esempi di pregiudizi nella vita di oggi
Considera il caso in cui leggi di un gruppo politico che ha organizzato una pulizia di un parco locale. Più tardi, quando visiti il parco e noti che è effettivamente pulito, potresti automaticamente attribuire il merito a quel gruppo, anche senza averlo visto direttamente all’opera. Se poi noti che anche altri parchi nella tua città sono più puliti, potresti dedurre che il gruppo politico ha avuto un ruolo anche lì. Questo è un esempio di come la memoria non si limiti a registrare eventi isolati, ma colleghi tra loro diverse esperienze per creare una comprensione più ampia della realtà.
Tuttavia, questo meccanismo ha un lato insidioso: le connessioni che facciamo non sono sempre corrette. Le nostre preferenze e i nostri pregiudizi possono influenzare profondamente il modo in cui colleghiamo le informazioni.
Ad esempio, se un’informazione proviene da una fonte o un gruppo che ti piace, sarà più facile per te ricordarla e integrarla nelle tue conoscenze. Al contrario, se la stessa informazione proviene da una fonte che non gradisci, potresti essere più diffidente, ignorarla o interpretarla in modo distorto.
Alcuni pregiudizi comuni:
- Pregiudizio contro le persone con tatuaggi: anche se i tatuaggi sono sempre più accettati, esiste ancora un pregiudizio secondo cui chi ha tatuaggi, specialmente visibili, sia meno professionale, meno affidabile o abbia uno stile di vita ribelle. Questo può influenzare le opportunità lavorative e sociali, portando a giudizi negativi nonostante il fatto che i tatuaggi siano una forma di espressione personale e culturale.
- Pregiudizio contro le persone anziane nell’uso della tecnologia: c’è una tendenza a supporre che le persone anziane siano meno capaci o del tutto incapaci di usare le nuove tecnologie. Questo pregiudizio, noto anche come “ageismo tecnologico,” può portare a discriminazione nell’accesso a certi servizi o a un trattamento condiscendente. Molte persone anziane, però, sono perfettamente in grado di utilizzare dispositivi tecnologici e sono attive online.
- Pregiudizio nei confronti delle persone single: in alcune culture, c’è ancora l’idea che le persone non sposate o senza una relazione stabile siano meno felici, meno stabili o meno realizzate rispetto a chi ha una famiglia. Questo pregiudizio può portare a pressioni sociali indebite e a giudizi negativi, ignorando le molteplici ragioni e circostanze per cui una persona potrebbe scegliere o trovarsi a essere single.
- Pregiudizio verso persone che scelgono di non avere figli: in molte società, esiste ancora il pregiudizio secondo cui chi decide di non avere figli sia egoista o non sappia cosa significhi la vera realizzazione nella vita. Questo tipo di pregiudizio ignora le scelte personali e le diverse visioni di felicità e realizzazione, e può portare a isolamento sociale o critiche ingiuste.
Studio sul condizionamento mentale
Lo studio condotto da Ines Bramao (Docente Senior di Psicologia presso l’Università di Lund), Marius Boeltzig (Dottorando in Psicologia presso l’Università di Münster) e Mikael Johansson (Professore di Psicologia presso l’Università di Lund), ha esplorato la dinamica legata alla memoria, cercando di capire se la preferenza per certi gruppi influenzi la capacità di collegare informazioni provenienti da diverse esperienze.
I ricercatori hanno coinvolto 189 partecipanti, che hanno creato profili per i loro compagni di squadra e avversari, attribuendo loro caratteristiche come le preferenze politiche o musicali. Poi, i partecipanti hanno completato un compito in cui dovevano fare inferenze su una serie di eventi, collegando oggetti presentati in scene diverse.
I risultati sono stati chiari: le informazioni provenienti da fonti “gradite” sono state collegate con maggiore facilità e precisione. Questo suggerisce che la nostra mente tende a dare priorità alle informazioni provenienti da gruppi o persone che apprezziamo, influenzando così il modo in cui costruiamo la nostra conoscenza e le nostre opinioni.
Questa tendenza ha implicazioni significative, soprattutto in un contesto sociale e politico sempre più polarizzato. Le informazioni che riceviamo da gruppi che ci piacciono tendono ad allinearsi con le nostre convinzioni, mentre quelle provenienti da fonti meno gradite possono essere ignorate o percepite come meno affidabili. Questo può portare a una visione del mondo distorta e limitata, che rafforza ulteriormente le divisioni sociali.
La ricerca sottolinea l’importanza di essere consapevoli dei nostri pregiudizi e di come essi influenzano il nostro modo di processare le informazioni. Se vogliamo sfuggire alle manipolazioni di ogni tipo, dobbiamo riconoscere necessariamente queste dinamiche in modo da sviluppare il nostro pensiero critico e la capacità di restare individui pensanti, al di là delle fake news e degli interessi di marketing e politica.
(Approfondimenti: The people we like can influence the connections our memory makes - The conversation)