L’intelligenza della formica e la danza dell’ape
In un angolo nascosto del giardino, tra la geometria spigolosa di una siepe e il disordine fragrante di un cespuglio di lavanda, una formica e un’ape si incontrarono. Non si conoscevano, ma si riconobbero.
La formica portava sulle spalle una briciola di pane, rettangolare come un mattone, pesante come un dovere. L’ape era sospesa a mezz’aria, intenta a misurare l’inclinazione di un petalo col battito delle ali.
Portando lo sguardo in su, la formica esclamò:
– Ehi tu, ape! Sempre a svolazzare qua e là… Noi formiche sì che lavoriamo sul serio. Niente danze o giretti tra i petali: solo lavoro, ordine e disciplina. Il formicaio è una macchina perfetta! Perché noi siamo il pensiero organizzato della terra. Nessuna si perde, nessuna sbaglia. Tutte insieme siamo un’idea sola, compatta e silenziosa.
L’ape ruotò in volo, come per assaggiare la frase.
– Oh, ne sono certa! Avete una straordinaria organizzazione. Ma dimmi, chi ha avuto quell’idea?
La formica, orgogliosa, rispose:
– L’idea si è fatta da sé. È nell’ordine delle cose.
L’ape curiosa continuò:
– Per cosa lavori così duramente?
Al che la formica dalla risposta pronta:
– Per la collettività, ovvio! Ogni formica ha un compito preciso. Nessuno decide da solo: è tutto coordinato. Una vera intelligenza collettiva. Molto più efficiente di girare tutto il giorno come fai tu. Un formicaio non ha bisogno di domande!
L’ape si posò su una foglia, con la leggerezza di una parentesi.
– Capisco. Ma vedi, anche noi api lavoriamo per l’alveare. Solo che danziamo non per divertirci, ma per comunicare. Quando trovo un campo ricco di fiori, danzo per dire alle mie sorelle dove andare. Non è caos, è armonia. Noi danziamo per indicare la direzione dei fiori. Ogni fiore è diverso, ogni volo è una scelta. Non abbiamo un ordine, ma abbiamo un senso.
La formica scosse le antenne, come per liberarsi da un pensiero estraneo.
– Armonia? Ma dai. Voi siete troppo indipendenti. Noi invece pensiamo come una sola mente. Troppa libertà confonde. Noi preferiamo la chiarezza del compito.
– Ma la chiarezza – disse l’ape – non è sempre lucidità. A volte, sapere dove si va non basta. Bisogna anche sapere perché ci si va. – E aggiunse: mia cara amica, questo è l’inganno! Pensare tutti allo stesso modo non è sempre un segno di intelletto. A volte, serve anche il coraggio di pensare da soli. L’intelligenza non è solo fare tanto, ma capire perché lo si fa.
La formica, che non voleva ragionare sulla questione, tagliò corto: – Mmh… ma almeno noi non perdiamo tempo con i fiori. Noi non perdiamo tempo a chiederci il perché. Il pane va portato. La colonia deve vivere.
L’ape guardò il sole tra le foglie. Poi tornò a volare, lasciando una scia d’ambra nell’aria.
Eppure, senza di noi e quei fiori, molti non mangerebbero. Anche l’umiltà è parte dell’intelligenza: riconoscere il valore degli altri, anche quando volano in silenzio. Senza fiori, non ci sarebbe pane. Pensaci . . .
La formica restò lì, in silenzio, col peso tra le zampe, guardando l’ape sparire tra i petali. Per un attimo, le sembrò che la briciola fosse meno solida di prima. Come se si stesse sgretolando. O forse era solo un pensiero che voleva entrare. Forse, per la prima volta, si chiese se tutta quella corsa avesse davvero un senso.
