Ci si lascia troppo spesso paralizzare dalla paura: di un giudizio, di un fallimento, di una scadenza. Ma ciò che ci sovrasta non è il problema in sé, ma la nostra resa allo stress. Ciò che possiamo fare è non permettere che l’ansia decida al posto nostro. – Pensiero del Giorno Blog
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Spunti di riflessione del giorno
Ciò che ci paralizza, troppo spesso, non è il mondo, ma l’immagine che ne abbiamo. Come se osservassimo l’universo non con gli occhi della presenza, ma con quelli del timore. Eppure, l’universo stesso non conosce l’ansia: le galassie si muovono lente e immense, le particelle si intrecciano in danze di probabilità, e ogni stella esplode senza chiedere il permesso.
Noi esseri umani, invece, viviamo in una rete sottile di paure, costruita nella nostra mente. Il giudizio degli altri, un possibile errore, una scadenza che si avvicina… Tutti eventi futuri, tutti ancora privi di realtà. È come se una parte di noi dimenticasse che il tempo, come insegna la fisica, non è un fiume dritto, ma un intreccio complesso, in cui il presente è l’unico luogo in cui possiamo agire.
Quando lasciamo che l’ansia prenda il controllo, è come se smettessimo di essere presenti alla realtà. Come se ci separassimo dal mondo, rifugiandoci in una proiezione del peggio. Ma la realtà è meno spaventosa di ciò che immaginiamo: è fatta di scelte, di piccoli gesti, di respiri. Non possiamo impedire al cuore di accelerare, ma possiamo scegliere di non identificarci con la tempesta.
Come nella fisica quantistica, dove l’osservatore ha un ruolo, anche nella vita ciò che osserviamo e come lo osserviamo cambia il mondo che viviamo.
Spunti psicologici per non farsi sopraffare dall’ansia
Il problema dell’ansia e dello stress non è solo moderno: è un antico drago interiore che si cela nell’inconscio, spesso travestito da dovere o da urgenza. In ogni reazione emotiva c’è un simbolo, un archetipo all’opera. L’ansia che ci prende davanti a una scadenza o a un possibile fallimento è spesso la voce distorta del nostro “puer aeternus” – quella parte infantile che teme il castigo, che vuole essere perfetta, amata incondizionatamente, e ha paura di deludere.
Non si supera lo stress combattendolo frontalmente. Ciò rafforzerebbe solo l’Ombra, il suo potere inconscio. Piuttosto, occorre accoglierlo come si farebbe con un sogno ricorrente: ascoltarlo, comprenderlo. Potremo accorgerci che dietro l’ansia c’è una richiesta dell’anima di tornare al centro, di ricordare che il valore di una persona non dipende da ciò che produce, ma dalla sua capacità di portare significato nel caos.
Alcuni suggerimenti pratici, sempre con lo spirito junghiano:
- Dare forma al caos: scrivi, disegna, sogna. Metti fuori da te l’ansia, rendila simbolo. Solo ciò che ha forma può essere integrato.
- Rituali quotidiani: come nei miti, anche la psiche ha bisogno di gesti ripetuti e sacri. Una passeggiata, il silenzio del mattino, un tè bevuto lentamente sono atti di resistenza all’assedio interiore.
- Dialogo con l’Ombra: chiediti cosa vuole davvero l’ansia. Quale parte di te stai ignorando? Forse non hai bisogno di più forza, ma di più verità.
- Ridimensionare l’io: ricordare che il nostro io non è tutto. C’è un Sé più vasto, che già sa, che già contiene la risposta. L’ansia si scioglie quando smettiamo di voler controllare tutto.
Se vuoi puoi fare il test psicologico: Come affronti lo stress? Rispondi alle domande per capire che resistenza hai con le situazioni che creano ansia.