Il gatto sul davanzale, sazio e scaldato dal sole, predica al passero infreddolito la via della calma. Ma chi non ha provato gelo nel petto, poco sa del tremore nel cuore. Morale: la saggezza, se non ha conosciuto il bisogno, somiglia più a superbia che a virtù. E si narra che, a primavera, il passero cantò… proprio sopra il cappello del gatto. – Lao Zen Scacciapensieri
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Spunti di riflessione del saggio maestro Lao Zen Scacciapensieri
Il gatto, maestro di quiete e pigrizia, sedeva sul davanzale come un re zen, lo stomaco pieno e il pelo al sole.
«Vedi, piccolo passero», miagolava con voce da saggio antico, «tutto si risolve stando fermi. Basta respirare… e aspettare che i topi sbaglino strada.»
Il passero, col becco tremante e le zampette dure come rami secchi, annuiva educatamente, senza fiato né fede.
Perché chi non ha mai tremato d’inverno, spesso crede che il gelo sia solo un’invenzione poetica.
E chi non ha mai cercato briciole nella neve, si sente in diritto di filosofeggiare sul digiuno.
Morale? Quando la saggezza nasce al caldo e mai ha avuto freddo, non è saggezza: è solo un gatto grasso che si prende troppo sul serio.
E si dice che, a primavera, il passero tornò.
Cantò una melodia nuova, fresca come l’alba… proprio sopra il cappello del gatto addormentato.
E non lo svegliò nemmeno.
Perché la vera vendetta? È vivere bene – e cinguettare forte.