Nessuno ha colpa. Quando le cose finiscono, o non cominciano mai davvero, non è perché qualcuno ha sbagliato . . . è perché l’inconscio ha scelto un’altra via. La vita non segue la logica del “se solo”, ma quella dell’invisibile che agisce dietro le quinte.
Quello che è accaduto è stato un gioco sottile di sincronie mancate. Non era il momento. O forse era il momento giusto in un universo sbagliato. Ogni passo che abbiamo fatto sembrava avvicinarci, ma in realtà ci portava appena oltre la comprensione. Eravamo sempre un istante in ritardo sul destino.
Eppure, tutto era lì. I segnali, le possibilità, le emozioni. Ma come spesso accade nelle storie dell’anima, non sapevamo leggerle. Non sapevamo tradurre quei frammenti in un disegno compiuto.
Forse il senso non era nel riuscire, ma nel mancare. Perché certe esperienze servono non per completarsi, ma per svegliarci. Per mostrarci che, a volte, la vita si muove attraverso le crepe, non attraverso le certezze. – Pensiero del Giorno Blog
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Spunti di riflessione del giorno
Immagina due linee che si sfiorano senza mai toccarsi: si muovono nello stesso spazio, seguono traiettorie che sembrano fatte per incontrarsi, ma tra loro c’è sempre uno scarto minimo, un battito d’orologio, un soffio di vento. Così siamo noi nelle nostre vite: la somma perfetta di tutti i “quasi”.
Non ci sono colpe in questa geometria imperfetta, solo un’architettura del tempo che ha preferito l’asimmetria. Come nei racconti dove i personaggi entrano ed escono da stanze diverse dello stesso edificio senza mai vedersi, pur abitando la stessa storia.
Il mondo è fatto di coincidenze mancate, eppure ogni assenza lascia una forma. Siamo circondati da forme d’assenza, geometrie incompiute disegnate da eventi che si sono sfiorati senza toccarsi. Ogni mancata coincidenza lascia dietro di sé una sagoma invisibile: il contorno preciso di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Come stelle che, pur appartenendo alla stessa costellazione, brillano in tempi diversi, e così non si riconoscono mai davvero nel cielo.
E forse è proprio questo che resta: non ciò che è accaduto, ma il reticolo sottile delle possibilità. Come se il senso fosse nascosto non nell’atto, ma nell’intervallo fra gli atti. In quel quasi, che è la misura esatta del desiderio.