La felicità dipende dagli altri? C’è un segreto per essere felici?

Qual è la relazione tra la nostra felicità e quella degli altri? Jean-Michel Hirt, uno psicoanalista, mette in discussione alcune idee più comuni sulla felicità.

Circondarsi di persone felici contribuisce a diventare felici?

L’idea che circondarsi di persone felici contribuisca a essere felici è messa in discussion. Hirt sostiene che il semplice fatto di essere con persone piacevoli potrebbe non garantire la felicità, poiché il benessere può derivare anche da situazioni complesse che mettono in moto le risorse personali.

“C’è qualcosa di ovvio in questa osservazione. Ma basta una sensazione piacevole per renderti felice? Niente è meno sicuro. Possiamo provare un senso di benessere stando con persone che si sentono meno bene. Oppure ritrovandoci in una situazione complicata, che tuttavia ci fa piacere perché mobilita le nostre risorse.”

Lo psicanalista spiega: “Si tratta di ascoltare attentamente ciò che proviamo (emozioni, sensazioni) quando siamo in relazione con gli altri. Il corpo invia segnali che ci parlano dell’effetto che questo o quel collegamento ha su di noi. È interessante anche interrogarci sui benefici che troviamo in compagnia di persone che non se la passano mai bene e su ciò che riproponiamo della nostra storia con loro.”

Resilienza e capacità di riprendersi

La resilienza è vista come un fenomeno misterioso legato alle risorse primarie e inconsce dell’infanzia. Hirt suggerisce che per superare le sfide, è essenziale esaminare le forze che ci abbassano e capire cosa ci ha buttato giù. Infatti, secondo Hirt “[…] L’errore sarebbe cercare di rialzarsi senza interrogarsi su cosa ci ha fatto cadere.”

Agire per trovare la felicità

Hirt mette anche in discussione l’idea che agire per la felicità sia semplicemente seguire le ricette dei best-seller che propinano stereotipi sul raggiungimento della realizzazione. Invita a esaminare attentamente le resistenze interne e gli ostacoli esterni, ascoltando i desideri personali per sviluppare una forma di attenzione e tenerezza verso se stessi.

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“Chiediamoci come potremmo sentirci più felici. Questo può essere fatto identificando le nostre resistenze (i nostri ostacoli interni) e gli ostacoli esterni, quindi ascoltando attentamente il modo in cui si esprime il nostro desiderio. Cercare di essere felici si riduce sempre a sviluppare una forma di attenzione e di tenerezza per se stessi che poi si estende agli altri.”

Le persone felici sono altruiste e donano agli altri

Mentre donare può portare piacere e rafforzare l’autostima, Hirt sottolinea che è essenziale amare se stessi sufficientemente per praticare un altruismo rispettoso degli altri. Il dono non dovrebbe essere usato per colmare difetti narcisistici.

“Prendersi cura di sé ascoltando i propri bisogni, i propri difetti, le proprie aspettative, per poi cercare di soddisfarli, dà l’opportunità di praticare un altruismo rispettoso degli altri e benefico per sé stessi. Un “donatore” frustrato, o che ha una cattiva immagine di sé, avrà difficoltà a rispettare l’alterità della persona a cui dona e a trovare soddisfazione nel dono.”

Le persone felici sono sempre ottimiste?

L’ottimismo può essere influenzato dalla storia personale, ma Hirt suggerisce che lavorare su se stessi, rivedere convinzioni e liberarsi da una visione negativa della vita può portare a un maggiore ottimismo.

“Solo il lavoro su se stessi può rendere possibile cambiare la propria disposizione interiore, rivedere le proprie convinzioni e non essere più prigionieri di una visione negativa di sé, degli altri e della vita. Si tratta di ricercare gli eventi legati alla sua infanzia che hanno contribuito a una visione pessimistica e ansiosa dell’esistenza. Può essere utile anche ricordare le sfide superate e i successi ottenuti.”

Le persone felici sanno gestire lo stress?

Staccare la spina non significa solo evitare il cortocircuito dello stress, ma anche ritornare a una forma di interiorità. Questo può essere fatto attraverso la meditazione, il sogno ad occhi aperti, l’arte o l’ascolto delle sensazioni corporee ed emozioni.

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Secondo Hirt: “[…] La cosa principale non è tanto rincorrere l’intrattenimento quanto darsi regolarmente l’opportunità di abitare pienamente il proprio essere.” 

Chi è felice pratica di più la spiritualità e la meditazione?

Hirt sottolinea che la spiritualità non dovrebbe essere limitata alle pratiche religiose e credenze. Invita a ascoltare se stessi e gli altri, prestare attenzione alla bellezza delle parole e delle esperienze, poiché questo può portare a una maggiore felicità interiore.

Si può certamente concludere che non esistono ricette per la felicità e che per ognuno c’è un modo diverso di raggiungere questo stato emotivo e di mantenerlo.

(Fonte consultata: psychologies.com)

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