Causa della cattiveria delle persone: psicologia sociale.

La cattiveria come ogni altro tratto della psiche umana è un comportamento complesso.

Analizzando le sue radici psicologiche, sociali e storiche si è potuto definire che la perfidia non è innata, ma piuttosto derivata da una serie di fattori che includono l’eredità genetica, l’esperienza personale e l’influenza sociale e culturale.

I motivi della malvagità

Per Freud “l’uomo vive ogni frustrazione come una minaccia e si sforzerà, per difendersi da essa, di dare sfogo ai suoi impulsi aggressivi, generalmente contro gli altri. Ciò gli permette effettivamente, mentre allontana la propria ansia, di proteggersi da una tensione futura che sarebbe ancora maggiore e la cui intensità sarebbe per lui davvero insopportabile.

Secondo lo psicologo sperimentale Roy Baumeister, “male” significa arrecare deliberatamente danno a un’altra persona. Nel suo libro ‘Inside Human Cruelty and Violence‘, afferma che coloro che fanno il male considerano principalmente le loro azioni come una mera risposta a una situazione gravosa. Dopo una serie di esperimenti da lui condotti, lo psicologo conclude che le persone hanno percezioni contrastanti del male.

Dal punto di vista della vittima, viene descritta come un’orrenda ingiustizia con conseguenze devastanti. Nel frattempo, quando la persona è l’autore del reato, la storia introduce risposte e giustificazioni come l’essere sotto pressione o costretto.

Inoltre, egli postula che ci siano quattro motivi principali, insieme alle loro combinazioni, che portano gli esseri umani a comportarsi in modi che gli altri considerano malvagi.

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Il primo motivo è il desiderio di guadagno materiale. Il materialismo non solo dà origine all’ingiustizia e allo sfruttamento, ma dà anche origine all’avidità e alle pratiche corrotte.

La seconda ragione è l’egoismo minacciato: una teoria che collega la violenza a una minaccia dell’ego combinata con una percezione di sé molto favorevole. In altre parole, una persona può diventare violenta o aggressiva nei confronti di qualcuno che contesta o offusca la sua immagine favorevole o la sua reputazione.

L’idealismo è la terza ragione, in particolare, quando i mezzi violenti sono giustificati da fini nobili. Molte guerre e atrocità siano alimentate da ideologie irrazionali, che giustificano la violenza in nome di fini “nobili”.

Infine, la quarta motivazione è la ricerca del piacere sadico, sebbene si tratti solo di una minoranza, fra gli autori di reato, che trae divertimento dall’infliggere danno agli altri.

Tuttavia, la maggior parte delle persone non si considera “cattiva”, ma potrebbe essere costretta a commettere “male” in determinate situazioni.

La disumanizzazione alla base della crudeltà fra gli uomini

Nel libro di David Livingstone Smith intitolato ‘Less Than Human’, l’autore sostiene che la disumanizzazione è ciò che induce crudeltà e genocidio. Smith spiega il perché le persone sminuiscono, schiavizzano e sterminano gli altri, anche se gli esseri umani hanno naturalmente un innato impedimento a danneggiare gli altri e a trattarli brutalmente.

Smith concentra l’attenzione su alcuni eventi storici come l’Olocausto e la schiavitù per esemplificare l’essenza della disumanizzazione. Quest’ultima sembra essere radicata nella natura umana anziché nella cultura. Essa è resa possibile quando le creature viventi vengono suddivise in specie e, per estensione, gli esseri umani sono divisi in gruppi etnici. Questa architettura cognitiva culmina nella Disumanizzazione: la capacità psicologica di rifiutare l’umanità degli altri, di declassare le persone a una posizione non umana e quindi di negare loro i diritti umani garantiti dai codici morali.

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La Triade oscura

La ricerca psicologica approfondisce lo studio della cattiveria attraverso l’identikit delle “personalità oscure” come il narcisismo, il machiavellismo, la psicopatia e il sadismo, che insieme compongono la “Triade oscura” della malvagità umana. Queste personalità possono manifestarsi in individui manipolatori, insensibili e impulsivi, capaci di commettere atti di crudeltà senza provare rimorso.

Secondo Delroy Paulhus, psicologo all’Università della British Columbia (Canada), che studia le “personalità oscure”, i narcisisti che sono egoisti, competitivi, dominanti, bisognosi di ammirazione, hanno un senso grandioso di sé. Essi si sentono autorizzati ad attaccare chi li ostacola perché sentono di avere più diritti degli altri, o perché l’altra persona rappresenta un pericolo per la loro (fragile) autostima.

Il machiavellico, invece, è cinico e amorale, pianifica le più losche strategie per ottenere ciò che vuole, arrivando anche a creare alleanze. Nel frattempo, cerca di salvaguardare la sua reputazione positiva.

Lo psicopatico (definizione di una persona con specifici tratti della psiche) è impulsivo, irritabile, bisognoso di continui stimoli, manipolatore senza scrupoli, insensibile ai sentimenti altrui al punto da non provare rimorso. In ogni caso, non tutti gli psicopatici sono criminali, molti possono avere successo in ambiti come affari, politica o lavoro senza mostrare segni evidenti della loro malvagità.

Il sadismo quotidiano

Oltre le personalità delineate nella ‘Triade oscura’, esiste un fenomeno molto comune che risiede nel “sadismo quotidiano“, in cui le persone infliggono dolore agli altri per il proprio piacere. Si ipotizza che il sadismo possa essere una reazione alla noia o a un intorpidimento emotivo, di alcuni individui che si comportano in modo sadico senza necessariamente avere altre patologie della personalità.

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E’ importante sottolineare che non esiste il “male puro” e che questo concetto può alimentare atteggiamenti, visioni ostili ed aggressive nella società, che giustificano la violenza e la guerra. Ci sarebbe il rischio di creare una spirale di brutalità se le parti di un conflitto si considerano reciprocamente “malvagie”.

Nello studio della psiche non esistono individui buoni o cattivi, ma vi sono comportamenti che sono conseguenza di bisogni sottostanti. La conoscenza di questi meccanismi è l’antitodo al decadimento morale dell’umanità.

(Fonti consultate: issuu.com)

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